Il colesterolo è una molecola lipidica degli che viene prodotta in parte, dal nostro organismo da uno a due grammi al giorno e in parte viene assunta tramite l’alimentazione. Il termine colesterolo è la combinazione di due parole “chole” (che sta per “bile”) e “stereos” (che significa “solido”): una delle principali funzioni utili svolte dal colesterolo, infatti, è quello di essere tra i componenti utili alla formazione della bile, un liquido che aiuta l’assimilazione dei grassi a livello dell’intestino tenue. E’ proprio a livello intestinale che avviene l’assorbimento del colesterolo, grazie ai sali biliari, nonché la sua eliminazione attraverso la bile, dopo essere stato trasformato prima in acidi biliari e poi in sali biliari. A livello epatico, invece, avviene la sintesi della maggior parte del colesterolo presente nel corpo umano, il quale, complessivamente a circa centocinquanta grammi e si trova, nel fegato e nella bile, anche in tutti i tessuti corporei, soprattutto nel sangue e nel cervello. Nonostante il colesterolo sia comunemente associato a problemi cardiocircolatori ed è opportuno mantenere i livelli non troppo elevati.

In primo luogo, il colesterolo contribuisce alla normale formazione e riparazione delle membrane cellulari, permettendo un agevole passaggio, attraverso la membrana cellulare, di tutte le sostanze che svolgono il compito di veicolare informazioni preziose, ai fini del regolare svolgimento di procedimenti fisiologici.

In secondo luogo, il colesterolo è precursore (ossia interviene nel procedimento di sintesi) della vitamina D e di alcune categorie di ormoni, gli ormoni steroidei e numerosi ormoni sessuali, come androgeni, testosterone, estrogeni e progesterone.

In terzo luogo, il colesterolo assume un ruolo di primaria importanza nella corretta formazione del feto nel grembo materno: è particolarmente pericoloso, dunque, che i livelli di colesterolo siano al di sotto dei livelli di “normalità” soprattutto durante lo stato di gravidanza. Proprio in vista del regolare svolgimento di queste fondamentali funzioni, una parte della medicina sottolinea l’importanza di non far scendere troppo il livello complessivo del colesterolo, anche in assenza di una gravidanza in corso, ritenendo che bassissimi livelli di colesterolo possano perfino favorire problemi cardiocircolatori. Quest’ultima conclusione, tuttavia, non è stata ancora scientificamente dimostrata.                   E’ falsa la vecchia credenza in base alla quale alti livelli di colesterolo sono associati sicuramente a un aumento del rischio di incorrere in problemi del sistema cardiocircolatorio, come ictus, infarto e altre gravi patologie.                                       Il colesterolo è una lipoproteina, in quanto viene trasportato dal sangue in maniera per così dire “aggregata”, essendo legato chimicamente a delle specie peculiari di proteine. Sotto tal profilo, all’interno del genus “colesterolo”, in medicina viene effettuata una triplice partizione tra LDL (a bassa densità) e HDL (ad alta densità) e VLDL (a bassissima densità).

Non è stata ancora chiarita con certezza la funzione di quest’ultima categoria.                               Il colesterolo LDL e quello HDL svolgono compiti che si potrebbero definire opposti.                       Il colesterolo LDL, infatti, si occupa di trasportare la maggior parte mediamente intorno al settanta percento, del colesterolo serico; quest’ultimo tende, così, a depositarsi lungo i vasi sanguigni, aumentando il rischio di ostruire la normale circolazione.                                  Il colesterolo HDL, funge da “spazzino”, per così dire, rispetto ai pericolosi depositi lasciati dalle lipoproteine LDL, veicolando il colesterolo accumulatosi verso il fegato. Da quanto detto, si riescono a comprendere meglio i risultati delle recenti ricerche, il valore assoluto del colesterolo è poco indicativo perchè elevati livelli del colesterolo HDL (non a caso comunemente chiamato “buono”) non sono affatto negativi, dato che tale lipoproteina agisce sulla rimozione delle temibili placche arteriose.

Si è visto che non sempre vi è una stretta correlazione fra un elevato “indice di rischio” e l’insorgenza di patologie cardiocircolatorie: rivestono primaria importanza, dunque, altri “fattori di rischio”.

Determinano un innalzamento del rischio di contrarre una delle patologie ad esempio, infarto del miocardio o ictus, non solo malattie come il diabete e l’ipertensione, ma anche cattive abitudini come il fumo e una vita sedentaria, nonché, secondo alcune indagini, anche l’obesità e perfino un peso corporeo eccessivo. Sono in corso delle ricerche, inoltre, dirette a chiarire se abbiano un ruolo determinante anche i livelli sanguigni di una speciale proteina, detta “proteina C reattiva”.

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